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può solo farnelo uscire. Chi avrà l’anello, sarà padrone della mia sorte.

«— Ah! principessa,» sclamò Seifulmulok,» voi sarete libera, ecco l’anello. È desso senza dubbio che ha distrutto i talismani, i quali m’avrebbero impedito di vedervi. L’amore di cui sono unicamente occupato, me ne fece dimenticare la virtù. Andiamo, principessa, non perdiamo tempo, e temiamo tutto da sì pericoloso nemico. —

«La donzella lo seguì, e giunti alla riva del mare, appena l’anello fu presentato, il feretro di cristallo comparve; il giovane l’aprì, e preso il piccione, gli tagliò la testa dicendo: — Piacesse a Dio di poter trattare così tutti gli spiriti maligni. —

«Appena finita quell’azione, si sollevò un turbine terribile, e videro cadersi sangue ai piedi, con un corpo ed una testa separati. Melika la riconobbe con piacere per quella di Sedifbach; il suo liberatore costruì allora con maggior tranquillità una zattera, sulla quale portò uva, melagrani, e quante provvigioni potè raccogliere. Poi, approfittando d’un vento favorevole, si imbarcò colla donzella, allontanandosi dalla riva, mediante una vela di cui si era provveduto.

«Dopo alcuni giorni di navigazione, incontrarono un vascello che venne alla volta loro per soccorrerli. Melika riconobbe con piacere ch’esso veniva da Vafir, ed apparteneva al re Tadjermulok, uno de’ suoi zii.

«L’equipaggio la riconobbe per la nipote del suo sovrano, si prosternò, e seguendone gli ordini, si diresse a Vafir. Melika vi fu ricevuta con infiniti trasporti di gioia, e quando disse le obbligazioni che doveva al principe d’Egitto, questi partecipò alla buona accoglienza fatta a Melika.

«Il re di Vafir spedì un corriere a quello di Serendib per renderlo consapevole del ritorno di sua figlia. Quel buon padre partì sull’atto per venirla a