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«— Questa partenza mi sembra difficilissima,» rispose la fanciulla, «perchè non so come voi stesso potrete uscire di qui. Ora ne giudicherete; se quest’isola non fosse inaccessibile, Sedifbach non l’avrebbe scelta per rinchiudermivi; egli ebbe cura d’accertarsene in prima, ed il modo onde vi giungemmo mi conferma in tale idea. Quando gli chiesi se il paese degli uomini fosse molto lontano di qui, mi rispose non esservi per lui che una mediocre distanza, ma considerevole secondo i calcoli dei mortali. Benchè abbia risposto a stento alle interrogazioni che gli volsi, ecco ciò che ho potuto sapere: gli domandai la sua età, e mi disse d’avere settecento anni. — Ma dove celasi l’anima vostra,» gli dissi, «per vivere tanto tempo?» Tal domanda lo mise in collera, e mi rispose brutalmente che ciò doveva essermi indifferente. Allora dissi piangendo: — Non mi faceste abbastanza male separandomi dai miei genitori, perchè non mi dimostriate almeno un po’ di fiducia? Che cosa temete dalla mia curiosità?»
NOTTE DXXXIX
— «Sedifbach s’accorse che il rifiuto non era un mezzo di piacermi, e mi disse dunque: — Per quanto inutile esser vi possa di sapere ove si ritiri la mia anima, per provarvi l’eccesso del mio amore e della mia fiducia, sappiate esservi in un feretro di cristallo un piccione nel quale ella è racchiusa, e che questo feretro sta nel fondo del mare. L’anello di Salomone, presentato alla superficie di questo elemento,