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«Schiusa la porta, vi entrò, od i suoi occhi rimasero abbagliati dalle ricchezze che racchiudeva. Percorse un immenso appartamento, in fondo al quale trovò una bellissima fanciulla adagiata su d’un trono coperto d’un magnifico tappeto. Il principe la osservò per alcuni istanti, ma sorpreso di non averla svegliata col rumore de’ suoi passi, non dubitò che una pietra incisa, su cui appoggiava la testa, non fosse, qualche altro talismano che le cagionasse un sonno sì profondo; egli toccò la pietra, e subito la fanciulla si alzò a sedere.

«— Che cosa volete ancora, crudele Sedifbach?» diss’ella, risvegliandosi per metà «perchè tormentarmi sempre?» Ma poco dopo, riconoscendo l’errore: «Chi siete?» chiese al principe; «come mai vi trovate qui?

«— Bella giovane,» rispose Seifulmulok, «io sono un infelice che l’amore perseguita ancor più della fortuna; degnatevi spiegarmi la ragione di quanto veggo in questo palazzo, che voi sola sembrate occupare.

«— Io sono figlia del re di Serendib. Questo principe ha tre sole figlie: noi avevamo, le mie sorelle ed io, un giardino per unico nostro divertimento, in cui una vasca di marmo, che riceveva una fontana, ci serviva sovente a prendere i piaceri del bagno. Sarà circa un anno (giacchè il sonno m’arreca qualche confusione nelle date) che ci eravamo spogliate per bagnarci, quando s’innalzò d’improvviso un vento terribile, cagionando una polvere sì densa, che non distinguevasi più alcun oggetto.

«In quel punto comparve un uomo il quale, presami, malgrado le mie grida, mi trasportò in questo palazzo. Quando vi fummo, mi disse ch’era figlio d’un re degli spiriti, e fratello di Kilsem, oggidì sul trono. — Io vi ho veduta,» aggiunse, «e nel me-