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una zattera, sulla quale s’imbarcarono, dopo essersi muniti delle necessarie provvigioni.
«Approdati in un’isola, e trovativi frutti con altri viveri, si coricarono appiè d’un albero. Giunta la notte, videro uscir dal mare un’infinità di pesci di vari colori e grandezze, che, avendo mangiato frutti, e giuocato sulla sabbia, sul far dell’alba tornarono nel loro elemento.
«Il principe, vedendo che in quell’isola non poteva saper notizie di Bedihuldgemal, risolse d’affidarsi ancora alle onde. Alcuni giorni dopo il suo imbarco, il compagno morì. Oppresso da quella nuova sciagura, sbarcò nell’isola di Sandalo e d’Aloè. Era il maggior pericolo che poteva incorrere. Quell’isola è piena di formiche che l’avrebbero inevitabilmente divorato, se per fortuna non fosse stato il tempo in cui quei terribili animali si ritirano.
«Queste formiche sono grosse come doghi e molto più carnivore; divorano tutto ciò che trovano, ed i mercanti i quali giungono in quell’isola, trascinati dall’avidità del guadagno, per pigliarvi i preziosi legni di cui abbonda, sono costretti, per aver il tempo di tagliarli e portarli via, ad andarvi prima della stagione che obbliga le formiche a ritirarsi.»
NOTTE DXXXVIII
— Essi percorrono l’isola su agilissimi corsieri, gettando pezzi di carne a quelle che li inseguono, per aver la libertà di segnare le piante più convenienti, e che vengono poscia a prendere, quando l’isola è sbarazzata di quegl’incomodi abitatori.