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impressione sull’animo d’un principe nato per rendere felice l’Egitto.» Ma vedendo che Seifulmulok gli rispondeva con discorsi generali, stimò meglio di ritirarsi, e lasciar produrre ai tempo le impressioni che la sua storia poteva fare. Frattanto, essendosi accorto che il giovane, in capo ad alcuni mesi, trovavasi nella medesima situazione, risolse di fare un secondo tentativo. Si recò da lui, e dopo avergli parlato del suo amore col più vivo interesse e la più amabile dolcezza, lo pregò di mostrargli il ritratto ammaliatore. Il visir ne fece gli elogi che meritava, e disse: — Non è, principe, ch’io voglia fare un paragone con questo ritratto veramente incomparabile, ma esso mi fa ricordare di quello che una schiava, ch’io ebbi nel mio serraglio, mi mostrò tempo fa: era l’immagine d’una principessa indiana, non così bella, senza dubbio, come Bedihuldgemal; ma dessa aveva la fisonomia modesta, lo sguardo dolce e la virtù dipinta sulla fronte a segno, ch’io non poteva tralasciare d’ammirarne i lineamenti. La schiava, dopo avermi lasciato a lungo in un errore che mi piaceva, disse: — Guardate, da quanto vi racconterò, se le persone si possono giudicare dalla fisonomia.» Io ne farò il racconto a nome della schiava,» proseguì Edrenok, «se credete che possa divertirvi.» Il principe acconsentì per compiacenza, ed il visir prese così la parola: