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tutti, e Naz-Rayyar, per soccorrerla, ne alzò il velo, o riconoscendo colei che aveva tanto amato, vederla cadere anch’egli privo di sensi fu la medesima cosa. Il re si ritirò, e quando furono rinvenuti, si abbracciarono colle lagrime agli occhi, non potendo esprimere colle parole quanto sentivano in cuore. Dopo quelle prime dimostrazioni della loro costanza, che non permise loro di pensare alle domande che dovevano farsi, la curiosità, che segue di solito l’amore, li spinse a raccontarsi le reciproche avventure. La figlia di Bezzas disse al marito, il re averla sempre riguardata come sorella, e fattole conoscere il motivo della loro separazione fin dal giorno delle sue nozze. — Io v’ho sempre amata,» disse Naz-Rayyar. — Ma voi mi sagrificaste,» gli rispose la consorte. — Che cosa non mi costò l’adempire ai doveri dell’amicizia e dell’ospitalità?» gridò Naz-Rayyar; «non parliamone più: tutti i sagrifizi che ho potuto fare sono ricompensati, giacchè ora saremo uniti per sempre. —

«Il re fece preparare un superbo convito, al quale invitò i due sposi, innalzò voti per la prosperità della loro unione, e nominò Naz-Rayyar suo primo visir. Questo ministro gli si gettò ai piedi. — Io credeva,» gli disse, «essere l’uomo più generoso, per ciò che aveva fatto, ma vostra maestà supera gli altri monarchi in virtù. — So come vi sia inferiore a tal riguardo,» rispose il re; «io non dimenticherò giammai dò che faceste per me a Babilonia; la figlia di Bezzas n’è una prova convincente: viviamo felici ed amici...» Lo che essi fecero per tutto il corso della loro vita, e gli abitanti del Korassan li rammaricano ancora.

«— Voi vedete, o principe,» soggiunse Edrsnok, «esservi nel mondo esempi comprovanti che si potè vincere l’amore, ed io desidero che questo possa far