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occhi, e fu colpito dalla bellezza d’una donna che vide alla finestra d’una casa, che parvegli non aver comunicazione con quella di Naz-Rayyar, ed infiammossi per lei di sì violento amore, che la sua anima, concentrata tutta negli occhi, sospese ogn’altra facoltà, e lo rese immobile: Naz-Rayyar per avventura capitando nel medesimo luogo, lo trovò in quella situazione. Le interrogazioni che gli volse lo trassero da uno stato che dapprima attribuì al calore del bagno, che la sua salute non permettevagli ancora di sopportare, ma il principe rispose:

«— Voi v’ingannate, signore; allorchè vi pensava meno, sono caduto in lacci da cui è impossibile svincolarmi. Io sento che morrei, se non posseggo la beltà, la cui prima vista mi ha ridotto nello stato in cui mi trovate.» Allora gli dipinse la donna veduta, e mostragli la finestra alla quale era comparsa.

— Ella appartiene ad uno dei vostri vicini,» aggiunse il principe; «senza dubbio non la conoscete, e così, potrete trovare facilmente i mezzi di rendervene possessore.» Naz-Rayyar, sebbene un po’ commosso a tal discorso, senza che il principe s’accorgesse dell’alterazione de’ suoi lineamenti, gli disse: — Non disperate della vostra guarigione; fra quattro mesi voi sarete pago.» Sebbene il termine gli sembrasse lungo, la risposta mise il giovane al colmo della gioia, e la speranza gli nacque in cuore.

«Intanto Naz-Rayyar fe’ chiamare la moglie; era dessa infatti di cui il principe avevagli parlato, ed egli le disse: — Noi non possiamo più vivere insieme; bisogna separarci: prendete non solo quanto mi portaste, ma anche tutto quello che vi piacerà, e tornate da vostro padre. —

«Quella donna, avvezza all’amore d’un marito, il quale viveva per lei sola, e che provava i medesimi sentimenti per lui, aspettandosi di trovarlo tenero ed