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NOTTE DXXXIII
— Said capì allora il mistero della condotta del principe, e prevedendo tutto l’imbarazzo di cui potevagli esser cagione quella trista avventura, esaminò con estrema attenzione la scatola che racchiudeva la fatal pittura: in mezzo ai fiori ed agli ornamenti che intrecciavano le pietre preziose ond’era circondata, scoperse qualche parola, e si persuase che potrebbe averne la spiegazione. Dopo lunghe ricerche, trovò un saggio, ritirato in una montagna poco lungi da Memfi, il quale gli disse: — Questi caratteri mi fanno conoscere ch’è il ritratto di Bedihuidgemal, figlia del re d’Irem. —
«Said intanto aveva avvertito il re Hasm di tutto l’accaduto, ed il miglioramento della salute del principe aveva mostrato il sollievo che procuravagli l’amico. Ei gli palesò quindi il nome ed il paese della principessa.
«— Ove rinvenirla?» sclamò il re con dolore; «chi sa s’ella vive ancora? Forse non ha mai esistito: potrebbe darsi anche ch’ella fosse uno spirito: io ho qualche idea d’averne udito parlare in questo supposto. Giammai ella vorrà sposare mio figlio. Ritratto fatale!» continuò egli; «come si è mai trovato in quel forziere? Mi ricordo un giorno che un saggio, poco dopo la nascita di mio figlio, in ricambio di qualche piacere che gli feci, me l’offerse come cosa ben singolare, raccomandandomi di conservarlo