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nitore, ha un’indole sì violenta, che nulla è capace di trattenerlo dal dare segni sanguinosissimi del suo risentimento, per poco che gli si dispiaccia o lo si offenda. D’altronde, è il miglior uomo della terra, sempre pronto a prestar servizio in tutto ciò che si desidera. È fatto appunto come il sultano vostro padre lo ha descritto, e non ha altre armi che la stanga di ferro del peso di cinquecento libbre, dalla quale non si diparte mai, e che gli serve a farsi rispettare. Lo faccio venir subito, e giudicherete se vi dico la verità; ma soprattutto preparatevi a non atterrirvi della straordinaria sua figura, quando lo vedrete comparire. — Mia regina,» ripigliò Ahmed, «Schaibar, diceste, è vostro fratello? Qualunque esser possa la sua bruttezza e deformità, ben lungi dallo spaventarmi alla di lui vista, ciò basta per farmelo amare, onorare e risguardare come mio più prossimo parente. —

«La fata fecesi portare sul vestibolo del palazzo un vaso d’oro pieno di fuoco ed una scatoletta del medesimo metallo che, le fu presentata; tratti da questa certi profumi, in essa contenuti, e gettatili nel vaso, se ne sollevò un densissimo fumo.

«Qualche momento dopo tal cerimonia, la fata disse al principe Ahmed: — Caro sposo, ecco mio fratello che viene: lo vedete? —

«Il principe guardò, e scorse Schaibar, che non era più alto d’un piede e mezzo, e veniva gravemente colla sua stanga di ferro pesante cinquecento libbre sulla spalla, e la barba folta, lunga trenta piedi, che sostenevasi davanti, coi mustacchi grossi a proporzione, rialzati sino alle orecchie, e che gli coprivano quasi tutto il volto; i suoi occhi porcini erano infossati nella testa, d’enorme grossezza e coperta d’un berretto a punte; era gobbo davanti e di dietro.