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d’aver percorso molti paesi, d’essere stato ammesso alla corte dei più possenti monarchi, e vissuto familiarmente coi grandi; ma che in nessun luogo aveva ricevuta un’accoglienza sì distinta e lusinghiera come quella che vostra maestà si degnò di fargli questa sera, e che mai tanta grandezza e magnificenza avevano colpito i di lui sguardi. Mi fece soltanto osservare che spesso ha inteso ripetere a Bagdad: Nulla di più dilettevole che udir la musica e bevendo.

— «Il discorso di Giafar fè sorridere il falso califfo, il quale battè sulla tavola. La porta della sala essendosi subito aperta, si vide comparire uno schiavo negro che portava una sedia d’avorio incrostata d’oro: era seguito da una giovane schiava di beltà perfetta, con in mano un liuto delle Indie. Sedutasi sul sedile di avorio, posto in mezzo alla sala, la giovane schiava, accordato lo strumento, e cavatine prima alcuni preludi, si mise a cantare le parole seguenti:

«-«L’amore vi parla per la mia bocca, e vi dice che v’amo.

««Tutto attesta la violenza della mia passione; il mio cuore è ferito, e le lagrime mi scorrono in copia dagli occhi.

««Prima di vedervi, io non conosceva l’amore; tosto o tardi bisogna soccombere al proprio destino.»-»

«Il falso califfo parve assai agitato o come fuor di sè, mentre la giovine schiava cantava; appena essa ebbe finito, mandò un alto grido, e si lacerò gli abiti da cima a fondo. Si abbassarono sul momento le cortine sospese intorno a lui, e gli fu portato un altro abito più sfarzoso del primo. Il giovane, rivestitosene, si rimise nel primiero stato, e si continuò a divertirsi e bere in giro.

«Quando si porse di nuovo la coppa al falso ca-