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tino le istruzioni della mia scimia. Quando spuntò il giorno, indossai gli abiti più belli, e montato sur una mula coperta d’una sella d’oro, andai al bazar. Avendo trovato facilmente il magazzino dello sceriffo, discesi e lo salutai. Il mio aspetto, e gli schiavi ond’era circondato, avendogli imposto, ei mi salutò cortesemente, e mi chiese se potesse far qualche cosa per me.

«— Signore,» risposi, «la mia felicità ed il mio riposo stanno nelle vostre mani. Ho sentito parlare di vostra figlia assai favorevolmente, e vengo a chiederla in matrimonio.

«— Perdonatemi,» disse io sceriffo, «se oso informarmi della vostra nascita, del vostro grado, e soprattutto delle vostre facoltà; io non ho l’onore di conoscervi, e non si può maritare una figlia senza essere istruito di tutte queste cose. —

«Mi trassi allora dal seno una borsa, e glie la presentai dicendo: — Ecco la mia nascita e la mia qualità; il dovizioso non ha bisogno d’altra raccomandazione; il denaro risponde a tutte le obbiezioni. Voi conoscete il detto del Profeta: «La miglior risorsa è il denaro.» Uno dei nostri poeti ha felicemente espressi in quattro versi i vantaggi della ricchezza:

««Quando un ricco parla, ciascuno esclama: — Voi avete ragione, — anche quando non sa cosa dice.

««Quando un povero parla, gli si risponde: — Ciò è falso, — anche quando ha ragione.

««Il denaro, in tutti i paesi, fa ammirare e rispetare gli uomini.

««È una lingua per chi vuol parlare, ed un dardo per chi vuol uccidere.»»

«A tali parole, lo sceriffo chinò gli occhi e si mise a riflettere; un momento dopo mi disse: — Se così è, permettete, o signore, che vi cerchi ancora duemila pezze d’oro. — Sarete obbedito,» risposi. E subito