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in libertà, si avvicinò ad Abul Mozaffer, e sciolselo dalle catene. Questi corse subito tentoni verso gli sfortunati compagni, i quali, immaginandosi che si fosse disvincolato da sè, sclamarono: — Il cielo ha pietà di noi, avendo permesso che voi poteste spezzare le vostre ritorte, e che siate nostro liberatore. — Amici,» rispos’egli, «non fui io a spezzare le vostre catene, ma la scimia che comprai per Mohammed Alkeslan. Io voglio, per attestare la mia riconoscenza a codesto animale, dargli una borsa di mille pezze d’oro. — Ciascuno di noi,» soggiunsero gli altri, «gliene darà altrettante, se ci rende lo stesso servizio. —

«La scimia, appena ebbe intese le parole dei mercanti, si mise a svincolarli l’un dopo l’altro. Quando si trovarono liberi, corsero al vascello, da cui, per fortuna, i selvaggi nulla avevano portato via, e spiegate subito le vele, allontanaronsi da quel luogo funesto.

«Quando i mercadanti furono in alto mare, Abul Mozaffer rammentò loro la promessa fatta alla scimia, e ciascuno affrettossi di soddisfarla; anch’egli vi riunì le sue mille pezze, formando così una ragguardevole somma. Il vento, che aveva fatto felicemente abbandonare ai mercanti l’isola degli Zingi, continuò a soffiare favorevole, talchè approdarono prosperamente a Basra, dopo alcuni giorni di tragitto.

«Sparsasi tosto nella città la notizia del ritorno dei negozianti, mia madre corse da me, e mi disse: — Alzati, figlio mio, alzati; Abul Mozaffer è giunto; corri a salutarlo, e domandagli che cosa t’ha portato. Forse può essere qualche cosa da trarne profitto.

«— Aiutatemi,» risposi, stropicciandomi gli occhi, «aiutatemi, di grazia, a vestirmi; il porto è lontano, e voi sapete che non cammino tanto presto.—

«La donna mi sollevò e mi sostenne finchè fui