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«Quando i negozianti ebbero finite le loro operazioni commerciali, sciolsero le vele, dirigendo la prora verso un’altr’isola; appena calata l’ancora, si videro circondati da barche di tuffatori, i quali venivano ad offrire i propri servigi. Quegli uomini essendosi gettati in mare per pochi denari, la scimia, scorgendoli, si agitò talmente, che pervenne a staccarsi, e slanciossi nell’onde a loro esempio.
«— Buon Dio!» sclamò Mozaffer, mirando sparire la scimia; «che cosa dirà quel misero Abu Mohammed Alkeslan, non potendo neppur vedere l’animale ch’io aveva comprato per lui? —
«I tuffatori ricomparvero in breve alla superficie, e la scimia tornò anch’ella insieme ad essi, tenendo fra le zampe varie madreperle, che andò a deporre appiè di Abul Mozaffer. Questi, sorpreso di simile azione, non potè trattenersi dal credere quella scimia non fosse un ente soprannaturale, e celasse qualche mistero.
«I mercanti, rimessisi in mare, furono colpiti da una fiera tempesta, che li fece deviare dalla loro rotta, e li gettò sulla costa di un’isola, chiamata l’isola degli Zingi (1), i cui abitanti erano negri ed antropofagi. Quando quei selvaggi scopersero il vascello, vennero ad assalirlo da ogni parte colle loro barche, ed impadronitisene, legarono i mercanti, e li condussero davanti al re. Questo principe feroce ordinò di far arrostire un certo numero di quegl’infelici, e si cibò delle loro carni insieme ai principali suoi sudditi. I mercanti superstiti, testimoni della disgrazia dei compagni, vennero chiusi in una capanna, ove aspettavano, piangendo, la medesima sorte.
«Verso mezzanotte, la scimia ch’era stata messa
- ↑ Forse l’isola di Zanzibar, presso la costa dello Zanguebar o della Caffreria.