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di raddoppiare ciascuno la somma ch’io gli avea consegnata. Abul Mozaffer trovò la proposta sì vantaggiosa per me, che credè dover accettarla.»
NOTTE DXX
— «I mercanti, continuando il viaggio, approdarono ad un’isola assai popolata, ove si faceva gran commercio di perle e diamanti. Calata l’ancora in una comoda rada, scesero tutti a terra per negoziare le loro merci.
«Passeggiando pel bazar, Abul Mozaffer scorse un uomo seduto, il quale aveva intorno gran quantità di scimie, fra cui trovavasene una tutta pelata. Fermatosi per esaminarle, osservò che quando gli animali vedevano che il loro padrone non li teneva d’occhio, si gettavano tutti sul povero compagno, maltrattandolo in guisa strana. Allorchè il padrone se ne accorgeva, alzavasi, e li batteva per farli cessare; ma aveva bel punire ed incatenare i più accaniti: appena volgeva il dorso, i maltrattamenti tornavano da capo.
«Mozaffer, impietosito al vedere quella povera bestia tormentata in tal guisa, accostossi al di lei padrone, e chiesegli se volesse venderla. — Ve n’offro,» soggiunse, «cinque scudi rimessimi da un orfano per comperargli qualche cosa. — Accelto volentieri,» rispose l’altro,» e desidero che questo acquisto sia di profitto al vostro protetto.» Lo scheik, pagata la somma convenuta, condusse seco l’animale, ed ordinò ad un suo schiavo di portarlo a bordo della nave e legarlo sul cassero.