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uomo. Sulla sua affermativa, lo pregai di voler incaricarsi delle cinque monete d’argento che gli presentai, onde mi acquistasse qualche cosa nei paese in cui andava.
«Lo scheik, sorpreso della mia domanda, si volse verso i suoi compagni di viaggio, chiedendo se mi conoscessero. — Sì signore,» gli risposero, «è Abu Mohammed Alkeslan, sì famoso per la sua infingardaggine, che di certo è uscito oggi per la prima volta, non essendo mai stato veduto fuor di casa. —
«Abul Mozaffer ricevè volentieri le mie cinque monete d’argento, promettendomi, ridendo, di disimpegnarsi della commissione ond’io lo incaricava. Lo ringraziai, e tosto feci ritorno a casa, appoggiato al braccio della genitrice.
«Il buon scheik, in compagnia di molti mercadanti, si mise in mare, e dopo una felice navigazione, sbarcò sulle coste della China. Quando ciascuno ebbe spacciate le proprie merci, e compratene altre, alzarono l’ancore per tornar a Basra.
«Erano già tre giorni che la nave vogava in alto mare, quando Mozaffer comandò d’improvviso si virasse di bordo. I negozianti, sorpresi di tal manovra, ne chiesero la ragione. — Vi ricordate voi,» rispose il capitano, «della commissione onde quel povero Mohammed Alkeslan m’aveva incaricato? Or bene, me ne sono dimenticato affatto! Bisogna assolutamente tornare indietro, e comperargli qualche cosa che possa essergli utile, per disimpegnarmi della promessa a lui fatta.
«— Di grazia, signore,» risposero i mercadanti, «non ne astringete a retrocedere; lo spazio da noi percorso è troppo considerevole onde esporci per sì poca cosa ai cattivi tempi che già provammo ed ai pericoli che abbiamo evitati sì felicemente sin qui. —
«Siccome l’onesto scheik non voleva sentir nulla, e persisteva sempre nella sua idea, i mercanti offrirono