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verso la balaustrata che girava intorno al palazzo; la balaustrata parve tosto inchinarsi anch’ella, quasi a restituirgli il saluto. Avendo poi fatto cenno cogli occhi, tutte le porte degli appartamenti, benchè chiuse a chiave, parvero agitarsi, e quand’ebbe profferite alcune parole che non si poterono distinguere, si udì d’improvviso il gorgheggiar d’un’infinità d’uccelli che sembravano rispondergli.
«Il califfo, sorpreso all’estremo, chiese all’abitante di Basra d’onde gli venisse quel maraviglioso potere, e se non fosse quell’Abu Mohammed Alkeslan, sì famoso per la sua pigrizia, il cui padre, chirurgo nei pubblici bagni, era morto nella più profonda miseria, non lasciando un obolo alla moglie ed al figlio.
«— Sire,» rispose l’interpellato, «l’oscurità della mia nascita, l’antica mia povertà, e la pigrizia nella quale vissi assai tempo, aumentano il meraviglioso della mia storia; dessa è piena d’avventure si sorprendenti, che meriterebbe d’essere scritta in caratteri d’oro, e meditata da tutti quelli che amano istruirsi nell’esempio, ed approfittare dei casi altrui. Se vostra maestà vuol permettermi di raccontargliela, non dubito che non la trovi interessante. —
«Alrashild avendo dimostrato che avrebbe udito il racconto con molto piacere, l’abitante di Basra cominciò in tai sensi:
«— Mio padre era infatti un povero chirurgo, il quale esercitava la sua professione nei pubblici bagni, e tutto quello che si è narrato a vostra maestà della mia eccessiva indolenza, è la pura verità, perchè, fin dall’infanzia, era sì infingardo, che quando dormiva, cosa che spesso accadevami, se il sole veniva a percuotere a piombo sul mio capo, non aveva il coraggio di alzarmi per andar all’ombra.
«Aveva compiti i quattordici anni, quando mio padre morì, lasciandomi, al par di mia madre, nel-