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sclamare di non aver mai veduto nulla di simile, nemmeno alla corte dello stesso califfo.

«Passata gradevolmente la sera, Mesrur e quelli del seguito ricevettero, da parte di Abu Mohammed, una borsa di mille pezze d’oro. All’indomani mattina, fece rivestire ciascuno d’una veste di seta verde, ricamata ed adorna di frange d’oro, e render loro gli stessi onori del dì prima.

«Mesrur, entrato poi nelle stanze di Alkeslan, lo avvertì che non poteva fermarsi più a lungo a Basra. Mohammed lo pregò di passar ancora quel giorno in casa sua, promettendo di tenersi pronto a partire la mattina seguente. Infatti, appena spuntata l’alba, gli fu condotta una mula coperta d’una sella di broccato d’oro, adorna di perle e diamanti; salitovi, andò ad accommiatarsi dall’emiro Alzobeidy, ed uscì subito dalla città, insieme a Mesrur, il quale pensava così: — Il califfo sarà assai sorpreso, quando vedrà Abu Mohammed in un equipaggio sì splendido e sfarzoso, e non mancherà certo di chiedergli d’onde gli possa venire una fortuna sì prodigiosa. —

«Giunto a Bagdad, l’eunuco affrettossi a presentare Alkeslan al califfo. Il principe l’accolse con bontà, e fattoselo sedere accanto, gli permise di discorrere. — Sovrano Commendatore dei credenti,» disse Alkeslan, «mi son presa la libertà di portare qualche piccolo presente a vostra maestà, e la supplico a permettermi d’offrirglieli. —

«Aaron Alraschild avendo chiesto in cosa consistessero que’ donativi, uno schiavo s’inoltrò carico d’un forzieretto, e lo depose appiè del padrone. Alkeslan, apertolo, ne trasse parecchi alberi artificiali, il cui stelo ed i rami erano d’oro, le foglie di smeraldo, i frutti di rubini, topazi e perle abbaglianti per candidezza; ne cavò poscia, l’un dopo l’altro, molti altri stupendi donativi, ch’eranvi racchiusi come per incanto.