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«Frattanto il figlio del re, entrato la domane nell’appartamento del padre, arretrò d’orrore trovandolo immerso nel proprio sangue; essendosi poscia avanzato, e veduto il vigliettino scritto da Alaeddin, lo raccolse e lo lesse. Pieno di stupore e di sdegno, corse dalla sorella, ma non avendola trovata, s’avviò precipitosamente alla chiesa per interrogare la vecchia religiosa, e saputone che non aveva veduto nè Alaeddin, nè la principessa fin dal giorno prima, radunato buon numero di soldati, narrò loro ciò ch’era avvenuto, e comandò che, saliti a cavallo, inseguissero i fuggitivi. Postosi alla loro testa, sollecitaronsi tanto, che giunsero in poco tempo alla valle, ove scorsero da lungi la tenda sotto cui riposavano la principessa, Alaeddin e Zobeide.

«Husn Merim avendo alzati gli occhi in quel momento, vide una densa nube di polvere, e riconobbe tosto il fratello, alla testa di una schiera di soldati, che gridavano: — Fermatevi, perfidi, voi ora siete in nostro potere!» La donna si volse ad Alaeddin, chiedendogli se fosse capace di far fronte a coloro.

«— Ahimè! madama, «rispose, «io non ho mai combattuto in vita mia; e quand’anco fossi il più valoroso degli uomini, mi sarebbe impossibile di resistere a tanta gente. —

«La principessa strofinando allora un lato della pietra preziosa che rappresentava un cavallo ed un cavaliere, si vide tosto uscire dalle viscere della terra un cavaliere armato, il quale caricò con tanto impeto il principe ed i suoi soldati, che li disperse e pose in fuga in un batter d’occhio.»