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«Scrisse poscia un biglietto, nei quale esponeva brevemente gli avvenimenti accaduti, ed il modo portentoso col quale Dio aveva punita la barbarie del re, e depostolo sulla fronte del cadavere, corse a raggiungere la principessa.

«Husn Merin, in quel frattempo, faceva fardello degli oggetti più preziosi, e non pensava che a partire. Prese la pietra preziosa che conservava accuratamente, e fatto osservare ad Alaeddin un sofà inciso sur uno dei lati, strofinò un poco quella parte: un sofà tosto comparve dinanzi a loro. Vi sedè ella per la prima, si fece sedere accanto Alaeddin e Zobeide, e pronunciò le seguenti parole: — Per la virtù dei caratteri magici, scritti su questa pietra, io desidero che codesto sofà s’innalzi nell’aere.» Sul momento il sofà s’innalzò, portandoli velocemente al disopra d’una profonda valle. La donna avendo rivolta verso terra la faccia della pietra su cui stava inciso il sofà, e le quattro altre verso il cielo, discesero con rapidità, Husn Merim strofinò allora la faccia che rappresentava una tenda, e videro innalzarsi a lor davanti un superbo padiglione, sotto il quale si posero al coperto.

«Siccome la valle in cui trovavansi era uno spaventoso deserto, ove non vedovasi una sola goccia d’acqua, la principessa volse al cielo quattro facce della pietra, lasciando sotto quella che rappresentava un fiume, e desiderò di vederlo comparire. Essi videro tosto una vasta estensione d’acqua, le cui onde cozzavansi, venendo a frangersi ai loro piedi. Dopo essersi lavati e purificati in quell’acqua maravigliosa, fecero la loro preghiera, e dissetaronsi. Poscia Husn Merim strofinò la faccia su cui stava, incisa una tavola ammannita, bramando di vederla comparire, e subito una tavola, coperta dei cibi più delicati e squisiti, si trovò dinanzi a loro; vi si avvicinarono, e si misero a mangiare e bere, parlando della felicità che avrebbero in breve gustata.