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«Alaeddin, sorpreso e commosso da quelle parole, dimostrò la propria gioia di diventare lo sposo di una principessa che avevagli reso sì grandi servigi, e dal cielo colmata di tanti favori; ma nel tempo stesso le attestò di nuovo il suo vivo desiderio di tornare a Bagdad. La donzella gli disse che avrebbe allestito il necessario per la partenza, e pregatolo di seguirla, lo condusse al palazzo per vie note a lei sola, e chiusolo in uno dei gabinetti del suo appartamento, si recò dal genitore.
«Quel principe era allora a pranzo; dimostrò molta gioia allo scorgere la figlia, e la invitò a restare per tenergli compagnia. Husn Merim avendo acconsentito, il re fece ritirare tutti gli altri, e si chiuse solo con lei. La principessa, approfittando della circostanza e del buon umore in cui lo vedeva, gli versò da bere tante volte, che riesci ad ubriacarlo. Quando fu al punto in cui essa desiderava scorgerlo, gli presentò una bevanda, nella quale aveva versato una certa dose di soporifero. Appena il re l’ebbe vuotata, cadde rovescio, privo di sensi.
«La donna corse tosto al suo appartamento, fece uscire Alaeddin dal gabinetto in cui l’aveva nascosto, e gli narrò l’operato. Egli si recò subito alle stanze del principe, gli legò strettamente le mani ed i piedi, e gli fece respirare una polvere atta a dissipare l’effetto di quella già inghiottita.
«Tornando in sè, il re fu sorpreso al trovarsi legato, e di vedere uno sconosciuto. Alaeddin, prendendo allora la parola, gli rimproverò la sua crudeltà verso i musulmani, dicendogli che il solo mezzo di espiare tanti delitti era d’abbracciare l’islamismo. Il re respinse con orrore la proposta, e proruppe in bestemmie contro Maometto. Alaeddin, non potendo allora contenere il proprio sdegno, sguainò il pugnale, glielo immerse nel cuore, e lo stese morto a’ suoi piedi.