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preziosa, svelandomene le cinque virtù. Aggravatasi la malattia, mio padre venne a trovarla al letto di morte, e la supplicò di scoprirgli, colla potenza dell’arte sua, gli avvenimenti che dovevangli accadere, ed in qual modo, soprattutto, terminerebbe la sua carriera.
«— Figliuolo,» rispos’ella, «sarebbe meglio per voi ignorare l’avvenire, che cercar di conoscerlo; ma giacchè mi costringete, colle vostre preghiere, a dirvi la verità, sappiate che dovete perire per mano d’uno straniero, il quale verrà d’Alessandria.»
NOTTE DXVI
— «Mio padre allora giurò di far morire tutti gli abitanti di Alessandria, che cadessero in potere de’ suoi sudditi. Mandò a chiamare il capitano che v’ha qui condotto, gli ordinò di assalire tutti i vascelli musulmani che incontrasse, d’impadronirsene, e passare a fil di spada tutti i prigionieri ch’egli riconoscesse per alessandrini. Il barbaro capitano eseguì con zelo l’ordine sanguinario, avendo già fatti perire tanti musulmani quanti capelli ha in testa. Dopo la morte di mia nonna, io volli conoscere chi fosse colui che il cielo mi destinava in isposo, e mediante i segreti della mia arte, seppi che doveva essere il signor Alaeddin Abulschamat, il confidente e l’amico del califfo Aaron Alraschid. I tempi sono compiuti, o signore, ed io stimo felice di toccare al momento che deve porre il colmo ai miei voti. —