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vaghito dello poche attrattive compartitemi dal cielo voleva sposarmi; ma, avendogli dichiarato che non gli avrei mai concessa la mia mano a meno che non mi portasse la pietra, e non me ne conducesse il possessore, gli diedi cento borse per riacquistarla, e lo feci partire, travestito da negoziante. Quando il re, mio padre, dopo la morte dei vostri quaranta compatriotti, volle farvi troncare la testa, fui ancor io che mandai la vecchia religiosa per salvarvi la vita.

«— Ah! signora,» sclamò Alaeddin, «quanto vi debbo! Il dono della vostra mano porrà il colmo a tutti i vostri benefizi. —

«Dopo che la principessa ebbe rinnovata, fra le mani di Alaeddin, la sua professione di fede e di attaccamento alla religione di Maometto, egli la pregò di fargli conoscere le virtù della pietra preziosa che possedeva, ed in qual maniera fosse venuta in sua mano.

«— Signore,» rispose Husn Merim, «quella pietra è un vero tesoro: essa è dotata di cinque proprietà che vi farò conoscere a tempo e luogo. La madre del real mio genitore, dotta in tutti i segreti dell’arte magica, sapendo deciferare perfettamente i talismani più complicati, e potendo penetrare a suo talento nei tesori di tutti i re della terra, la trovò un giorno per caso in un tesoro, ov’era conservata colla massima cura. Quand’io ebbi compito il quindicesimo anno, mi fecero studiare il Vangelo, ma avendo letto il nome di Maometto (che Iddio sparga su di lui le sue grazie e benedizioni!) nel libri sacri del Pentateuco, degli Evangeli, dei Salmi e del Corano, credetti in lui, divenni musulmana, e fui intimamente convinta che non si poteva adorare in modo convenevole l’Altissimo, se non nella religione maomettana, la sola e vera religione. Mia nonna, essendosi ammalata, mi donò questa pietra