Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
228 |
quell’offerta. — Vender bene e ben consegnare, «ripigliò il console, «è tutto quello che può fare un negoziante.
Ora tocca a me a pagarvi. — Sono pronto a ricevere il vostro denaro,» disse Alaeddin. — Vedete anche voi,» continuò il console, «che io non posso portar meco una tal somma; non ignorate che la città di Alessandria è piena di ladri e di soldati insolenti; ma se volete darvi la briga di venire sino al mio vascello, vi darò, di soprammercato, una pezza di cammellotto, una di raso, un’altra di velluto ed una di drappo, a vostra scelta. —
«Alaeddin avendo acconsentito alla proposta, consegnò la pietra preziosa allo straniero, e chiuse la bottega, affidandone le chiavi ad un vicino, e pregandolo di costudirle fino al suo ritorno. — Io vado,» gli disse, «ad accompagnare questo signore al suo vascello, per ricevere l’importo d’una pietra che gli ho venduta; se per caso tardassi un poco, e che il signor Ahmed Aldanaf, il quale mi ha condotto qui, e stabilito in questa bottega, arrivasse durante la mia assenza, vi prego di rimettergli le chiavi, e d’informarlo della ragione per cui sono escito. —
«Alaeddin seguì dunque il console sino al vascello; quando furono a bordo, il Franco si fece portare la sua cassetta, ne trasse la somma contenuta, e la rimise ad Alaeddin, insieme alle quattro pezze di stoffa promesse. — Vorreste ora,» gli disse poi, «farmi il favore d’accettare qualche rinfresco? — Prenderei volentieri un sorbetto, se ne avete;» rispose Alaeddin.
«Il console, o piuttosto il capitano, che si era travestito da mercante per meglio ingannare Alaeddin, fè segno ad un servo di portare il sorbetto; ma vi era stata messa prima una polvere soporifera, di cui l’altro sentì subito l’effetto, perchè non ebbe appena vuotata la tazza, che cadde rovescio sulla sedia.
«I marinai, prevenuti di ciò che dovevano fare,