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sorpresa. — Sire,» riprese Aldanaf, «giuro per la vostra sacra testa che ho detta la verità. Io salvai dalla morte Alaeddin, facendo giustiziare un delinquente in sua vece, e condottolo ad Alessandria, gli comprai una bottega. — Voglio vederlo,» disse Aaron trasportato di gioia; «parti subito per Alessandria, e conducilo qui.» Il capitano s’inchinò profondamente, dicendo ch’era pronto ad obbedire, e che non si poteva incaricarlo di una commissione più gradita, Il principe gli fece rimettere una borsa di mille pezze d’oro, ed egli si mise in via per Alessandria.
«Alaeddin Abulschamat intanto occupavasi in quella città a vendere gli oggetti trovati nella sua bottega. Ne aveva già venduto gran numero, quando scoperse, in un cantuccio oscuro, una piccola borsa di cuoio; avendola raccolta, si mise a scuoterla, e ne vide uscire una pietra preziosa grossa sì da poter contenersi nel cavo della mano, sospesa ad una catenella d’oro; questa pietra aveva cinque lati, su ciascuno dei quali stavano incisi nomi e caratteri magici, somiglianti in certa guisa alle orme che le formiche lasciano, strisciando, sulla polvere. Sorpreso di trovare in casa sua un tal gioiello, riconobbe ch’era un talismano; ma ebbe un bel strofinare le cinque faccette, nessun genio apparve ai suoi ordini. Stanco di veder vani i suoi sforzi, sospese la pietra preziosa nella bottega, e si mise a pensare alla situazione in cui si trovava.
«Un console, o negoziante franco, che passava per la via, avendo veduta la perla sospesa, s’avvicinò alla bottega, e chiese se quella pietra fosse da vendere. — Tutto quello che qui vedete è da alienare, signore,» rispose Alaeddin. — Ebbene, io ve ne offro ottantamila ducati. — Non voglio cederla a tal prezzo. — Ne volete voi centomila?
«— Accetto,» soggiunse Alaeddin, contento di