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vi ho sempre at b btestato, ed alla cura ch’ebbi di voi sin dalla vostra infanzia, intercedete per me. —

«Il giovine, commosso dalla situazione, in cui vedeva il benefattore, affrettossi ad implorare la clemenza del califfo in di lui favore. Il principe domandò al wali che cosa fosse accaduto di Gelsomina, madre di Aslan, ed avendo saputo ch’era sempre rimasta in sua casa:

«— Ordinate,» gli disse, «a vostra moglie di farla vestire in modo convenevole al grado che occupava suo marito, e renderle subito la libertà. Voi, intanto, andate a levare i suggelli messi sul palazzo d’Alaeddin, e fate restituire a suo figlio tutti gli oggetti e le ricchezze che possedeva. —

«Il wali eseguì puntualmente gli ordini del califfo, e recatosi a casa, ingiunse alla moglie di mettere in libertà Gelsomina, e di vestirla onorevolmente; quindi andò egli stesso a levare i suggelli apposti sugli oggetti di Alaeddin, e rimise le chiavi del palazzo ad Aslan.

«Il califfo, non contento di quegli atti di giustizia, disse ad Aslan di domandargli ancora una volta che cosa desiderasse, che glie l’avrebbe tosto accordata. Il giovane avendo risposto non aver se non una cosa sola da desiderare, di rivedere, cioè, suo padre: — Ah, figliuol mio,» disse il principe cogli occhi bagnati di lagrime,» tuo padre non è più! Anch’io vorrei che fosse ancora in vita, ed accorderei volentieri tutto ciò che domanderebbe a chi m’annunciasse questa grata novella. —

«A tali parole, Ahmed Aldanaf, prosternatosi ai piedi del califfo: — Sovrano Commendator dei credenti,» disse, «posso io parlare senza timore? — Lo puoi,» rispose il principe.

«— Io oso assicurare vostra maestà,» riprese Ahmed, «che Alaeddin Abulschamat è vivo, e sta bene.

«— Che dici mai?» sclamò il califfo, arretrando per