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ravigliato. — È l’infame Comacom,» rispose Aslan. — In qual modo, figliuol mio, faceste tale scoperta?» soggiunse Aldanaf.

«— Ho veduto,» disse Aslan con veemenza, «tra le mani di Comacom il candelliere d’oro, ornato di gemme, rubato al califfo. Sorpreso dallo splendore di quei gioiello, glie lo cercai, ma egli non volle darmelo. «Questo candelliere, disse, ha già costata la vita d’una persona.» E mi raccontò in qual modo l’avesse rubato al califfo, con altri oggetti, e come fosse andato a nasconderli nell’appartamento di mio padre.

«— Figliuolo,» soggiunse Aldanaf, «bisogna usar tutta la prudenza in questo affare, e cercar di farsi conoscere vantaggiosamente dal califfo, prima di scoprirgli la cosa. Ricordatevi bene di ciò che sono per dirvi: quando vedrete l’emiro Kaled prendere la sua divisa ed armarsi di tutto punto, pregatelo di farvi vestire come lui, e permettervi di accompagnarlo. Allorchè sarete in presenza di tutta la corte, cercate di distinguervi con qualche tratto di bravura o qualche splendida azione che attiri l’attenzione del sovrano. Se il principe vi dice: «Aslan, io sono contento di te, domandami ciò che vuoi;» supplicatelo allora di vendicare l’assassinio del vostro genitore. Ingannato dalla comune opinione, vi risponderà che vostro padre sta bene; informatelo allora, senza esitare, che voi siete il figlio di Alaeddin Abulschamat, che l’emiro Kaled non è che vostro padre adottivo, e narrategli minutamente la vostra avventura con Ahmed Comacom. Per provare che i vostri detti sono veri, supplicatelo di far subito perquisire quello scellerato. —

«Aslan, munito di tali istruzioni, andò dall’emiro Kaled, e trovatolo in atto di recarsi ad una rassegna che doveva passare, lo pregò di farlo vestire come