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«Aslan, sempre più sorpreso, corse dalla madre e chiusosi in camera solo con lei, la pregò di dirgli il nome del suo genitore. — Tuo padre, figlio mio,» rispose Gelsomina con emozione,» è l’emiro Kaled, wali di Bagdad. — No, no,» sclamò Aslan, «tu m’inganni: è Alaeddin Abulschamat.»
NOTTE DXII
— A questo nome, proferito con ardore, e che le rammentava sì dolorose memorie, Gelsomina si mise a piangere amaramente, chiedendo al figlio chi mai gli avesse palesato un secreto che stavale nascosto già da tanto tempo in fondo al cuore. — Fu Ahmed Aldanaf» rispos’egli, e raccontò allora alla madre quant’eragli accaduto.
«— Figlio,» disse la donna, allorchè Aslan ebbe finito il suo racconto, «senza dubbio la verità qualche giorno verrà alla luce, e la menzogna sarà confusa. Sì, mio diletto, Alaeddin Abulschamat è tuo padre, e l’emiro Kaled, che te ne tenne luogo, e ti fece educare con tanta premura, è soltanto tuo padre adottivo.—
«Aslan, certo ormai della sua origine, affrettossi di recarsi da Aldanaf, gli baciò la mano, e disse: — Mia madre mi confermò ciò che voi mi avete annunciato pel primo; la sua bocca ha proferito il nome del vero mio padre, il nome di Alaeddin. M’è nota l’affezione che aveste per lui, e vengo a supplicarvi di aiutarmi a vendicarne la morte e punire il suo assassino. — Chi è questo scellerato?» chiese Ahmed Aldanaf me-