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porto d’Aiassa1, imbarcandosi su di un vascello che faceva vela per Alessandria, dove approdarono in poco tempo.
«Mentre percorrevano le vie di quella città, udirono un banditore che metteva all’incanto una piccola bottega unita ad un magazzino che guardava sulla strada; l’incanto in quel momento era a novecentocinquanta dramme. Alaeddin avendone offerte mille, il contratto fu subito conchiuso, perchè quella bottega apparteneva al pubblico tesoro.
«Alaeddin, ricevute le chiavi, l’aperse subito, e fu soddisfattissimo di trovarla tutta mobigliata. Trovò nel magazzino ogni sorta di armature, scudi, scimitarre, spade, vele, alberature, casse di tela di canapo, ancore, cordami, valige, sacchi pieni di conchiglie e di pietre per ornar le bardature, staffe, mazze d’armi, coltelli, cesoie ed altre cose di simil genere, giacchè il padrone della bottega, morto poco prima, faceva il barattiere.
«Avendo il giovane preso possesso della bottega e del magazzino, Aldanaf lo consigliò di occuparsi del commercio, rassegnandosi alla volontà di Dio.
«Passati tre giorni con Alaeddin, il quarto prese da lui congedo per tornare a Bagdad, e gli raccomandò di stare in quella bottega sinchè lo venisse a trovare e portargli nuove del califfo, con un salvacondotto del principe; gli promise nel medesimo tempo di occuparsi giorno e notte per iscoprire l’autore della perfida calunnia, ed avendogli dato un ultimo addio, s’imbarcò per Aiassa, dove giunse in poco tempo spinto da vento favorevole.
«Quivi ripresa la mula, si recò tosto a Bagdad, e raggiunse Hassan Schuman e la sua compagnia delle guardie. Siccome era spesso obbligato a percor-
- ↑ Volgarmente Laiassa, sul golfo del medesimo nome, altre volte il golfo d’Isso.