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possa dimostrare tutto l’ardore che voi gl’inspirate; egli non può più vivere senza di voi. — Sciagurato!» sclamò la donna; «posso io appartenere in una volta a due padroni? E da quando i cani entreranno impunemente nell’antro dei leoni? «Abdalum Bezaza, disperato, cadde svenuto sopra un sofà, e diè a temere della sua vita. A tal vista, la moglie del wali si rivolse furente verso la schiava. — Scellerata!» le disse; «tu vuoi dunque privarmi del figlio mio? Ma non godrai a lungo del mio dolore; il tuo Alaeddin finirà vergognosamente in breve i suoi giorni su di un patibolo.

«— Ebbene,» sclamò Gelsomina, «mi stimerò avventurata di potergli provare il mio amore, seguendolo nella tomba. —

«Katon, a quello parole, soffocata dalla bile, si slanciò addosso alla schiava, le strappò i suoi ricchi abiti, le acconciature, i monili, e fattala rivestire d’una camicia di pelo e d’un abito grossolano, la condannò a servire nella cucina, e la mise fra le più abbiette schiave, dicendole, che d’or innanzi il suo impiego sarebbe di spaccare la legna, mondar le cipolle ed i legumi, ed attizzare il fuoco sotto le pentole.

«Gelsomina rispose tranquillamente che l’impiego più vile ed i lavori più duri le sembrerebbero sempre preferibili alla vista del suo odioso figlio. Le schiave, di cui la bella era divenuta compagna, non furono insensibili alla di lei sorte; la sua dolcezza, la sua pazienza e rassegnazione ne commossero talmente i cuori, che gareggiarono nell’aiutarla nei penosi servigi cui vedevasi costretta.

«Intanto il wali ed i suoi, carichi degli oggetti rubati, trascinavano seco loro il misero Alaeddin Abulschamat, e lo condussero al divano, dove il Califfo stava seduto sul trono, circondato da tutta la sua corte. Quando il wali gli presentò il mantello reale e gli