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venimento che aveva eccitata la sua collera, il wali entrò nella sala, seguito da Comacom.

«— Emiro Kaled,» gli disse il principe, «in quale stato si trova oggi Bagdad? — Sire,» rispose colui, «tutto è calmo e tranquillo. — Voi m’ingannate,» ripigliò Aaron. — Sovrano Commendatore dei credenti,» soggiunse l’emiro, prosternandosi umilmente, «oserei io domandare a vostra maestà il soggetto dell’agitazione in cui la vedo? —

«Il califfo gli narrò l’avvenuto, ed aggiunse: — Vi comando di fare minute indagini per ricuperare tutti i miei effetti. La vostra testa mi risponde dell’esattezza vostra ad eseguire i miei ordini. — Sire,» rispose il wali, «prima di pronunciare la mia sentenza, non sarebbe più giusto punire di morte Ahmed Comacom? Nessuno può meglio conoscere i ladri ed i traditori, di chi è incaricato di cercarli ed inseguirli.—

«A tali parole, Comacom essendosi avanzato, disse al califfo: — Sovrano Commendatore dei credenti, voi potete dispensare l’emiro Kaled dall’incomodo di ritrovare gli oggetti che vi furono rubati; io m’incarico di eseguire questa commissione, supplicandovi però di farmi accompagnare da due giudici e da due testimoni, giacchè chi ha commessa una simile azione, non teme senza dubbio la vostra potenza, e meno ancora quella del wali o di alcun altro. —

«Il califfo approvò la domanda di Comacom, e disse volere che, nella ricerca cui stavasi per fare, si cominciasse dal visitare il suo palazzo, poscia quelli del gran visir e dei membri del consiglio supremo dei Sessanta. Ahmed Comacom avendo fatto osservare che forse il ladro aveva l’onore di stare presso la persona del sovrano, quel principe giurò sul proprio capo che farebbe morire il colpevole, quand’anche fosse suo figlio.