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di Comacom, quando la moglie del wali, avendo veduta la vecchia, la pregò di affrettarsi ad adempiere alle promesse che le aveva fatto per suo figlio. Questa si recò tosto da Comacom, allora occupato a bere, gli dimostrò vivamente le obbligazioni che doveva alla moglie del wali, e gli disse: — È soltanto a quella signora che tu devi la libertà, e dessa non si è interessata per te, se non quando l’assicurai che tu rapiresti la schiava attualmente posseduta da Alaeddin, per consegnarla a suo figlio, che n’è innamorato alla follia.» Ahmed promise alla madre di occuparsi di quell’affare nella medesima notte.

«Quella notte era precisamente la prima del mese, ed il califfo soleva passarla vicino alla sposa, dopo averlo santificato con un benefizio come, per esempio, col rendere la libertà ad uno schiavo dell’uno o dell’altro sesso, od a qualcuna delle sue guardie. Il califfo aveva anche l’abitudine, prima di recarsi nell’appartamento di Zobeide, di deporre sur un sofà il manto reale, la corona, il suggello dello stato e le altre gioie: aveva soprattutto un candeliere d’oro tempestato di tre grossi diamanti, cui era estremamente affezionato. In quella sera, avendo riposti quegli oggetti sotto la custodia delle sue guardie, erasi ritirato di buon’ora nell’appartamento della sultana. Comacom, aspettato che la notte fosse inoltrata, e che la stella di Canopo avesse a poco a poco perduto il suo splendore, approfittò del momento in cui tutti i mortali erano immersi nelle dolcezze del sonno, e che Iddio solo poteva essere testimonio delle sue azioni: sguainò la spada, e si diresse verso il casino ov’era l’appartamento del califfo. Appoggiata al muro una scala, salì arditamente al disopra dell’appartamento, e riuscito a sollevare una delle tavole della soffitta, trovando addormentate le guardie, discese pian piano. Avendo fatto respirare alle sentinelle una pol-