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giorno ai consorte, gli disse che Comacom era pentito, deplorò la sorte della sua infelice madre, e soggiunse: — Se voi riuscite a rendere la libertà a quel prigioniero, farete una buona azione, che, senza dubbio, attirerà su di noi le benedizioni del cielo, e restituirà la salute al mio caro Bezaza. —

«Il wali si lasciò commovere dalle preghiere e dalle lagrime di Ahmed Comacom, e gli chiese se si pentisse sinceramente della sua vita passata, e se avesse la ferma risoluzione di cambiar condotta per l’avvenire.

«L’impostore rispose, con aria ipocrita, che Iddio aveva toccato il suo cuore già da molto tempo; che se veniva restituito alla società, cercherebbe, colla regolarità della sua condotta, col suo zelo a punire i colpevoli e coll’inviolabile attaccamento ai propri doveri, di riparare i falli commessi, e cancellare la cattiva opinione concepita di lui. Dopo tale promessa, il wali lo fece uscire di prigione, e lo condusse al divano, senza però togliergli la catena.

«Entrando nella sala, il wali si prosternò, e presentò poscia al califfo Ahmed Comacom, il quale inoltrossi, facendo risuonare le catene.

«— Come, sciagurato,» gli disse il principe sdegnato, «sei ancor vivo? — Sire,» rispose Comacom, «la vita dell’infelice sembra prolungarsi coi suoi patimenti,»