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A questo passo del racconto, la sultana delle Indie tacque, ripigliando la parola la notte seguente, con gran diletto della sorella, sempre più stupita delle maraviglie narrate da Scheherazade.


NOTTE CDXII


— Sire, quando il principe vide ciò che la fata Pari-Banù chiamava il padiglione più grande che avesse nel suo tesoro, credè volesse burlarsi di lui, ed i segni della sua sorpresa gli apparvero sul volto e nel contegno; la fata, avvistasene, proruppe in uno scroscio di risa.

«— Come! principe,» sclamò, «credete dunque ch’io voglia farmi beffe di voi? Vedrete in breve che non faccio da burla. Norgihan,» disse poi alla tesoriera, riprendendo dalle mani del consorte il padiglione, e rimettendolo a lei, «va a spiegarlo; che il principe giudichi se il sultano suo padre lo troverà men grande di quello che ha domandato. —

«Uscì la tesoriera dal palazzo, e se ne allontanò abbastanza per far in guisa che, quando lo avesse eretto, l’estremità giungesse sino al palazzo medesimo; ciò mio, il principe Ahmed lo trovò non già più piccolo, ma sì grande da poter accogliere sotto di sè due eserciti numerosi quanto quello del sultano delle Indie.

«Allora: — Mia principessa,» diss’egli a Pari-Banù; «vi domando mille perdoni della mia incredulità; adesso che lo veggo, credo non esservi nulla d’impossibile in tutto ciò che voleste intraprendere. — Voi vedete,» rispose la fata, «che il padiglione è più