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mava la felicità, della sua vita, e bandiva la tristezza dal di lui cuore; io desidererei che gli faceste udire questa sera, sul vostro liuto, qualche pezzo di musica che potesse distrarlo un momento. —

«Alla sera, Cout Alcouloub, nascosta dietro una cortina, avendo accordato il liuto, si accompagnò con tanta grazia, cantando con tal dolcezza, che il califfo, entusiasmato, si volse con vivacità verso Alaeddin, e gli domandò cosa pensasse del talento di quella schiava.

«— Canta assai bene,» rispose Alaeddin; «ma la sua voce non mi fa l’impressione di quella di Zobeide. — Lo credo,» soggiunse il califfo; «ma infine, la sua voce vi piace?

«— Sire,» rispos’egli con imbarazzo, «bisognerebbe che fossi ben difficile da contentare, se non mi piacesse l’udirla. — Ebbene,» riprese Aaron, «è un dono che vi fo: ve la regalo assieme a tutte le schiave che sono al suo servizio.» Alaeddin, sempre più sorpreso, s’immaginò che il califfo volesse divertirsi, e si ritirò con tale idea.

«All’indomani, il califfo recossi da Cout Alcouloub a dirle che l’aveva regalata ad Alaeddin con tutte le donne del suo servizio. La schiava ne fu lieta, giacchè, avendo avuto agio di esaminare il giovane attraverso la cortina che la nascondeva a’ suoi sguardi, trovatolo di proprio gusto, non aveva potuto a meno d’invaghirsene.

«Il califfo comandò tosto di trasportare tutti gli effetti di Cout Alcouloub nella casa di Alaeddin, e di condurvela anch’ella. La fecero salire in una lettiga, come pure tutte le sue schiave, in numero di quaranta, e fu condotta al palazzo di Alaeddin, mentre questi trovavasi al divano, che in quel giorno fu lunghissimo, giacchè il califfo non isciolse la seduta se non verso la fine del giorno, e tornò assai tardi ai serraglio.