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nella più stretta intrinsichezza. Una sera che, appena entrato in casa, dopo aver congedato i soldati di Ahmed Aldanaf, stava seduto vicino alla sposa, questa lo lasciò, dicendo che sarebbe tosto tornata. Poco dopo fu udito un acuto strido. Alaeddin uscì per vedere d’onde partisse, e trovò la sua cara Zobeide stesa al suolo. Corse per rialzarla, ma qual ne fa la sorpresa e l’orrore, quando si accorse ch’era già esanime!
«L’appartamento del padre di Zobeide trovavasi rimpetto a quello di Alaeddin; il vecchio, avendo udito il grido della figlia, aperse la porta, e domandò al genero che cosa ciò significasse. — Voi non avete più figlia!» gridò Alaeddin; «la mia cara Zobeide non è più! —
«Il vecchio, benchè profondamente afflitto della perdita di sua figlia, fu talmente sorpreso del dolore dimostrato dal genero, che cercò di consolarlo, e gli disse che l’ultimo segno ch’essi, potevano dare della propria affezione alla persona stata loro tolta in un modo tanto subitaneo e funesto, era di prender cura de’ suoi funerali. Si occuparono adunque amendue a renderle gli estremi uffizi, cercando di consolarsi a vicenda. Ma lasclamo ora dormire in pace Zobeide; forse avremo occasione di ritornare su questa catastrofe.
«Alaeddin vestì il lutto, e si abbandonò siffattamente al suo dolore, che cessò di recarsi al divano. Il califfo, sorpreso della sua assenza, chiese al visir Giafar la ragione per cui Alaeddin non si recasse più al palazzo.
«— Sovrano Commendatore dei credenti,» rispose il visir, «è il dolore della perdita della sua sposa che glielo impedisce: egli la piange di continuo giorno e notte.— Bisogna andarlo a trovare,» soggiunse Aaron.
«Il califfo e Giafar, travestitisi amendue, si reca-