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furono involate ti hanno servito di riscatto. Tua madre e tutti quelli di casa godono di perfetta salute e ti fanno i loro complimenti. Seppi inoltre, mio caro figlio, che hai sposata una giovane dama di nome Zobeide, buona suonatrice, a condizione di ripudiarla, e che col disegno soltanto di costringerviti, dovesti firmare un’obbligazione di cinquantamila pezze d’oro per la dote. Ho affidata questa somma al tuo fedele schiavo Selim, il quale deve consegnartela assieme ai cinquanta colli di mercanzie.

«Schemseddin


«Percorsa la lettera, Alaeddin si rivolse allo suocero, e gli disse: — Prendete le cinquantamila pezze d’oro stipulate per la dote di Zobeide, e negoziate le mercanzie a vostro profitto, dandomi conto soltanto del capitale.» Il padre di Zobeide, sensibile alla generosità del giovane, non volle però approfittarne. — Non posso accettare le vostre esibizioni,» rispose. «Quanto alla dote, essa appartiene a mia figlia, ed entrambi potete farne ciò che vorrete. —

«Mentre Alaeddin e suo suocero erano occupati a far entrare le mercanzie, Zobeide domandò al padre a chi appartenessero.

«— Mia cara figlia,» rispose il vecchio, «esse appartengono ad Alaeddin tuo sposo: suo padre glie le manda per indennizzarlo della perdita di quelle derubategli dagli Arabi. Gli ha inoltre mandata una somma di cinquantamila pezze d’oro, un pacco contenente oggetti preziosi, una pelliccia di martoro zibellino, una mula ed un bacile d’oro colla brocca del medesimo metallo. Voi potrete disporre amendue di questi oggetti a vostro talento, e la dote in ispecie è totalmente a tua disposizione. —

«Alaeddin aprì tosto la cassetta, e ne cavò fuori le cinquantamila pezze d’oro, che consegnò alla sposa.