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din la prese, ed andò a comperare la carne, ..., e le altre provvigioni necessarie a passare quella seconda sera.
«Quando furono accesi i lumi, disse alla consorte credere che i dervis volessero farsi beffe di lui, e che non gli sarebbero portate le cinquantamila pezze d’oro. Mentre così parlava, essi vennero a bussare alla porta. Zobeide gli disse di andar ad aprire, e quando li ebbe fatti salire nel suo appartamento, domandò loro se venivano ad adempire alla fatta promessa.
«— I nostri confratelli,» risposero i dervis, «non vollero aderire ad nostro desiderio; ma non temete: domattina faremo un’operazione chimica per procurarci il denaro. Lasciateci soltanto godere, stasera, del piacere d’udir cantare la vostra sposa, giacchè la compiacenza da lei avuta ieri per noi, ci fa bramare ardentemente di udirla ancora. —
«Zobeide, avendo presa la chitarra, si affrettò a soddisfarli, e li incantò colle melodie che trasse da quello strumento. Essi passarono la notte fra la gioia ed i piaceri, ed allo spuntar dell’alba il califfo, avendo messa una seconda borsa di cento pezze d’oro sotto al cuscino, tornò ai palazzo coi compagni.
«I dervis continuarono a venire così a passar la sera in casa di Alaeddin, ed il califfo non mancava di deporre sotto al cuscino la solita borsa.
«Il decimo giorno, il califfo mandò a cercare due dei più rinomati mercatanti di Bagdad, e gli ordinò di preparar subito cinquanta colli delle più preziose stoffe e mercanzie che vengono solitamente dall’Egitto, e ponte su ciascun collo un’etichetta indicante che il prezzo n’era di mille pezze d’oro. Quel principe prese poscia uno de’ suoi schiavi, al quale i consegnò un magnifico abito ed un bacino d’oro colla sua brocca. Gli affidò le cinquanta balle, e gli