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farmi conoscere dagli abitanti, e mostrar loro le mie merci e le mie ricchezze.» Kemaleddin non credè insistere più oltre, e soggiunse: — Fate come volete; io vi ho detto quanto era mio dovere: temo però non abbiate a riconoscere, ma troppo tardi, la saggezza de’ miei consigli.»
NOTTE DI
— Alaeddin ordinò di scaricare le mule e di piantare le tende. A mezzanotte fu costretto ad alzarsi, e vide da lungi qualche cosa che brillava; corse tosto ad informarne la guida, domandandogli cosa potesse essere. Kemaleddin si levò, e guardando attentamente, si accorse che quella luce era prodotta dallo scintillar delle lame delle scimitarre, di cui era armata una banda di Beduini.
«Essi si videro in breve circondati dai masnadieri, i quali precipitaronsi su di loro gridando: — O fortuna! o bottino!» Kemaleddin gridò alla sua volta: — Ritiratevi, fuggite, infami ladroni, i più vili e spregevoli degli Arabi!» Nello stesso tempo mosse ad incontrarli: ma il capo della truppa, di nome Agiab Abu-Nab, gli menò un tal colpo di lancia, che il ferro lo trafisse da parte a parte, e lo rovesciò morto sulla soglia della tenda. Il sacca (1), o servo incaricato di abbeverare gli animali, essendosi poscia presentato agli assalitori, gridando similmente e dimostrando loro il disprezzo in cui li teneva, un Arabo gli spaccò
- ↑ Porta acqua.