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i più acerbi rimproveri. — Scellerato,» gli disse, «io aveva tanta fiducia in te, che le mercanzie ch’io avrei vendute ad un altro a peso d’oro, te le avrei date a qualsiasi prezzo; ma d’or innanzi non voglio più avere alcuna relazione con te. — «Ciò detto, si allontanò dalla tenda di Mahmoud, e tornato da Kemaleddin, gli narrò quanto eragli accaduto, dicendo poscia che non voleva più viaggiare in compagnia di quell’odioso vecchio.

«— Figliuolo,» rispose Kemaleddin, «io vi aveva pur detto di non accettare il suo invito; ma la risoluzione che ora prendete di separarvi sì bruscamente da lui, non è saggia, giacchè, se lo abbandonate, la nostra carovana diventerà troppo piccola per poter recarsi a Bagdad senza pericolo.»

«— Non importa,» riprese Alaeddin, «non voglio più vederlo.» E fatti tosto caricare i bagagli, volle partire.

«Quando la piccola carovana fu discesa nella valle di Benou Kelab, Alaeddin diè l’ordine di erigere le tende. Invano Kemaleddin gli rappresentò ed il pericolo che si correva, fermandosi in quel luogo, assicurollo che avevan tempo, se si sollecitavano, di giungere a Bagdad prima che si chiudessero le porte. — Perchè,» aggiuns’egli, «esse vengono chiuse tutte le sere al tramonto del sole, e non si aprono che a giorno avanzato, temendo sempre gli abitanti che i Persiani sorprendano la città, per gettare nel Tigri tutti i libri che trattano di scienze. —

«Alaeddin volle ad ogni costo fermarsi, e rispose di non essersi recato in quelle contrade sol per commerciare, ma anche per divertirsi e vedere il paese; siccome la sua guida gli pingeva vivamente quanto avessero a temere da parte dei Beduini, il giovane rispose con fierezza: — Chi è il padrone di noi due? Io voglio entrare in Bagdad a giorno inoltrato, per