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mercanzie con molta fortuna, giacchè guadagnai il doppio. Vedendo raddoppiato il mio capitale, io presi mercanzie di Siria da vendere ad Aleppo, ove feci altri buoni affari. Ho continuato così a commerciare fine ad oggi, e pervenni, a forza di assiduità, a formarmi un capitale di dieci mila pezze d’oro. —

«Ciascuno del giovani narrò una storia quasi consimile, finchè venne la volta di Alaeddin.

«— Voi tutti, > disse loro, «conoscete la mia storia; ella non è lunga: questa settimana soltanto uscii dal sotterraneo in cui fui allevato, e non feci altro che andare e venire dal magazzino alla casa, dalla casa al magazzino.

«— Voi dovete,» gli disse uno dei giovani, «aver molta voglia di viaggiare?

«— Che bisogno ho di viaggiare?» riprese Alaeddin; «non posso restarmi cheto in casa mia senza darmi tanti fastidi? —

«I giovani si misero a ridere della sua risposta, e lo tacciarono fra loro ma abbastanza forte onde potesse udirli, di codardia e timidezza. — Ei rassomiglia,» diceva uno, «al pesce che muore fuor dell’acqua; non potrebbe vivere se abbandonasse la casa paterna. — Egli non sa,» soggiungeva un altro, «essere i viaggi che formano l’uomo, che non s’impara se non se viaggiando, e che un negoziante, il quale non abbia percorsi i paesi più lontani, non può conoscere Il commercio, nè godere di alcuna stima nella sua professione.

«Que’ motteggi punsero al vivo Alaeddin, il quale escì tosto colle lagrime agli occhi, e montato sulla mula, tornò a casa col cuore gonfio. Sua madre, vedendo che aveva mesto l’aspetto, gli domandò cosa fossegli accaduto.

«Alaeddin narrò allora la conversazione tenuta coi giovani mercanti, le beffe ch’eransi permesse