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e non lasciarnelo uscire se non quando avesse la barba. Lo mise adunque nelle mani d’una schiava, e d’un vecchio servitore, incaricandoli d’averne cura, di divertirlo, e dargli il necessario.

«Quando Alaeddin ebbe sette anni, suo padre lo fè circoncidere, facendo pur venire un uomo dotto per insegnargli a scrivere, spiegargli il Corano ed iniziarlo nelle scienze. Il giovane Alaeddin si applicò con zelo nel suo ritiromm allo studio, e fece grandissimi progressi.

«Il vecchio servitore avendo un giorno dimenticato di chiudere la porta del sotterraneo, Alaeddin, approfittando di tal occasione, salì la scala, ed entrò per caso nell’appartamento della genitrice, ove in quel giorno eravi gran circolo di dame di prima sfera.

«Alla comparsa del giovanetto, che s’avanzava come ebbro, quelle dame abbassarono prontamente il Velo, e dissero alla padrona di casa: — Come, madama, potete voi lasciar entrare quest’insolente, con disdoro della pudicizia e delle sacre leggi del profeta?

«— Signore,» essa rispose loro, «questo ragazzo è mio figlio; è il figlio di mio marito Schemseddin, sindaco dei mercanti di questa città. — Ma, signora,» replicarono le dame, «noi non abbiamo mai saputo che aveste figli!

«— Mio marito,» rispose l’altra, «temendo pel fanciullo gli sguardi funesti dell’invidia, lo fece allevare fin adesso in un sotterraneo, dal quale è fuggito non so come, perchè la nostra intenzione era di tenervelo chiuso fino all’età virile.» Le dame, soddisfatte da quella risposta, si congratularono di tutto cuore perchè avesse un sì bel ragazzo.

«Il giovanetto, uscito dall’appartamento, entrò nel cortile interno della casa, ed avendo veduto vari schiavi che conducevano una mula alla scuderia, domandò loro di chi fosse quella bestia. Uno degli schiavi ri-