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La storia di Naama e di Naam era appena finita, che Scheherazade, approfittando del tempo che le restava ancora, cominciò quella d’Alaeddin, della quale ben s’immaginava che il sultano delle Indie avrebbe voluto udire il seguito.
STORIA
D’ALAEDDIN.
— Eravi una volta in Egitto un mercante di nome Schemseddin, il quale faceva esteso commercio, e godeva del maggior credito per la sua esattezza a mantenere la propria parola. Possessore d’immense ricchezze, aveva un gran numero di schiavi, ed occupava il primo posto tra i negozianti del Cairo, i quali aveanlo scelto a loro sindaco.
«A tutti questi vantaggi, Schemseddin aggiungeva quello d’avere una sposa teneramente amata, e che gli corrispondeva di pari affetto; ma benchè fossero maritati da più di vent’anni, non aveano mai avuto prole.
«Tal privazione affliggeva assai Schemseddin; se la prendeva talora in secreto colla moglie, ma non aveva mai osato farle apertamente alcun rimprovero. Un giorno che stava seduto nel suo magazzino, guardando i vicini, i quali tutti tenevano per mano i loro figliuoli, sentì più vivamente il dispiacere di non possederne, e per conseguenza si trovò più indisposto contro la moglie.
«Era un venerdì: Schemseddin andò al bagno, ed uscitone, si fece profumare, radere i capelli ed acconciare la barba, come soleva fare tutti i venerdì. Mentre stava fra le mani del garzone dei bagni, prese lo