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fu sorpresa dalla sua bellezza, e volgendogli di nuovo la parola:
«— Giovane schiava,» proseguì, «ditemi chi siete qual è il vostro nome, e chi v’ha potuto introdurre nel mio appartamento. Io non mi ricordo d’avervi mai veduta in questo palazzo. —
«Naama non rispondendo, la principessa, per guadagnarsene la fiducia ed indurla a parlare, volle farle qualche carezza. Ma accortasi tosto che non era una donna, volle strappargli il velo che ne copriva il viso per conoscere chi fosse. — Madama,» sclamò Naama, «sono uno schiavo: fatemi la grazia di comperarmi, e prendermi sotto la vostra protezione.
«— Non temete,» soggiunse la principessa, «ma ditemi chi siete e chi v’ha introdotto nel mio appartamento. — Principessa,» rispos’egli, «ho nome Naama; sono nato nella città di Kufa, ed arrischiai la vita per trovare la mia schiava Naam, che mi venne tolta col più infame inganno.» La principessa lo rassicurò, e chiamata la schiava, le ordinò di andar a cercare Naam.
«La vecchia intanto erasi recata alle stanze di questa, e le aveva chiesto, entrando, se il suo padrone fosse arrivato. Quando la giovane schiava ebbele detto di non averlo veduto, la vecchia sospettò subito che si fosse smarrito, entrando in qualche altro appartamento diverso da quello da lei indicatogli. Comunicò i suoi timori a Naam, la quale sclamò tutta spaventata: — È finita per noi, siamo perduti!» Mentre occupavansi a riflettere sulla loro situazione, la schiava della principessa entrò, e disse a Naam che la sua padrona voleva parlarle, e che si recasse tosto da lei. Alzatasi Naam per obbedire; la vecchia le disse all’orecchio: — Il vostro padrone è certamente dalla principessa, e tutto è scoperto. —
«La sorella del califfo, vedendo la giovane schiava,