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«Entrate,» le disse, «non vi sorprendino le difficoltà opposte da questo signore, e non ditelo, ve ne prego, alla principessa. —

«Naama, chinando allora il capo, entrò nell’harem; ma invece di volgere a sinistra, andò a destra, ed in luogo di contare cinque appartamenti, ne coniò sei, ed entrò nel settimo.»


NOTTE CDXCVI


— Era un appartamento riccamente addobbato, colle pareti coperte di seriche tappezzerie ricamate in oro; il legno d’aloè, l’ambra ed il musco ardevano in cassettine d’oro, esalando profumi deliziosi; in mezzo stava una specie di trono coperto di broccato, sul quale Naama sedette.

«Mentre il giovanetto era occupato di quanto vedeva, e rifletteva sulle sue avventure, la sorella del califfo entrò, seguita da una schiava. Scorgendo Naama seduto sul trono, gli si avvicinò, e prendendolo per una giovane schiava, chiesegli chi fosse, e chi l’avesse introdotta in quell’appartamento. Ma non potè cavarne alcuna risposta.

«— Se siete una delle schiave del califfo, mio fratello,» disse la principessa, «e s’egli fosse adirato contro di voi, io vi prometto di parlargli in vostro favore, e farvi rientrare nelle sue buone grazie. —

«La sorella del califfo, vedendo che Naama continuava a tacere, ordinò alla sua schiava di tenersi alla porta dell’appartamento, e non lasciar entrare alcuno; essendosi poscia accostata di più al giovane travestito,