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vamente a riflettere sulla sua situazione, ed a gemere di vedersi così separata dal marito. Alla sera, fu assalita dalla febbre; non volle prender cibo, ed in breve i suoi lineamenti si alterarono. Abdalmalek, informato del di lei stato, ne concepì sommo dolore: mandò a cercare i più abili medici, e li condusse dalla giovane schiava; ma nessuno di essi seppe scoprire la sorgente del suo male, nè trovare il mezzo di guarirla.
«La situazione di Naama era assolutamente la medesima di quelle della sua sposa: rientrando in casa, sedette sur un sofà, chiamando la sua cara Naam; siccome non rispondeva, si alzò precipitosamente, e si mise a chiamarla ad alta voce; ma nessuno rispose, essendosi tutte le schiave nascoste, pel timore degli effetti della collera del padrone. Naama si recò all’appartamento della madre, e la trovò colla testa appoggiata alle mani, come persona profondamente assorta. — Madre,» gridò egli, «dov’è Naam? — Figlio,» rispos’ella, «è in buone mani; essa è uscita colla buona vecchia, per andar a visitare i poveri, e deve fra poro tornare. — Essa non suole uscire,» riprese vivamente Naama. «E quando è uscita? — Questa mattina. — Come mai, madre, avete potuto accordarle tal permesso? — Fu ella a volerlo. —
«Naama uscì di casa fuor di sè, ed andò dal comandante della guardia. — Siete voi,» gli disse appena lo vide, «che con perfida astuzia mi rapiste la mia schiava; ma io andrò a lagnarmi dal califfo, e l’informerò della vostra condotta. — Chi vi ha mai rapita la vostra schiava? — Fu una vecchia fatta nella tale e tal maniera, vestita di stoffa grossolana, e che porta solitamente una corona in mano. —
«Il comandante riconobbe tosto, a questa descrizione, la vecchia di cui si serviva talvolta il governatore, e non dubitò che avesse così operato per suo