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bella fanciulla,» risponde Dorrat Algoase, «ci faremo un piacere di condurvi quando andremo a trovare i nostri buoni parenti; ma voi siete nata nel mare: avvezza a quell’elemento, come farete a privarvene, in un paese dove non si vedono che pianure di sabbia? — L’amore sì contenta di tutto,» ripiglia vivamente Ilzaide; «gli elementi stessi a lui cedono l’impero; se il vostro amabile sposo avesse temuto di affrontarli, voi oggi nol possedereste, ed io sfido in coraggio e generosità tutti i cavalieri del mondo, quando si tratterà di conquistarne uno che a lui somigli.»

Scheherazade avendo qui finita la storia del principe Habib e di Dorrat Algoase, sua sorella Dinarzade le disse: — Io non so, sorella, se il sultano delle Indie sarà del mio parere; ma sento tutti i giorni con maggior diletto i tuoi racconti.» Schahriar pensava come Dinarzade, e la sultana annunciò tosto di raccontare all’indomani la storia di Naama e di Naam.

NOTTE CDXCI

STORIA

DI NAAMA E DI NAAM.

— Sire,» disse Scheherazade al sultano delle Indie, «Rabia era uno dei più ricchi e distinti abitanti di Kufa. La nascita d’un figlio, procurandogli l’unico bene che gli mancava, venne a porre il colmo alla sua felicità. Rabia prese fra le braccia il neonato, alzò gli occhi al cielo, e gli diede il nome di Naama