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bero accompagnarveli per godere più a lungo della loro compagnia; ma richiamerebbero troppo gli altrui sguardi, e vi sono cose che il popolo deve ignorare, imperocchè si accende per le straordinarie, e perde di vista i propri doveri.

«I giovani sposi si separano, colle lagrime agli occhi, dal virtuoso emiro e dalla sua consorte, e convenuti de’ mezzi da usarsi per mantenere un commercio che a tutti e quattro renda sopportabile la separazione, ascendono sur un camello, e condotti dallo scudiere confidente, recansi nel solito solingo ritiro d’onde, all’alba del di vegnente, il roc riprende il volo verso le alture del Caucaso. Là rivedranno il saggio Alabus, e lo colmeranno di giubilo narrandogli le fortunate loro avventure; là Habib riporterà il talismano preso dal tesoro di Salomone.

«Al suo entrare nel luogo misterioso, un geroglifico che non avea notato, attrae i suoi sguardi e lo immerge in una profonda meditazione; ecco le figure dell’emblema: sopra un cielo puro e sfolgorante di luce, un’aquila pare si slanci verso il disco del sole, mentre sulla terra una serpe, strisciando, si è sollevata sino al nido del superbo augello, e ne divora le uova.

«Torna Habib pensoso al suo istitutore, e gli descrive l’immagine che ne aveva allora attirati gli sguardi ed occupavagli lo spirito. — Voi mi ripetete il quadro,» disse Alabus; «ma è d’uopo trovarne il senso. — Credo averlo penetrato,» rispose Habib; «ecco cosa mi rappresenta: innalzandosi troppo, si arrischia d’essere acciecati dalla prosperità e perdere di vista i suoi veri interessi. — Riconosco l’antico mio allievo, «riprese Alabus; «egli non passerà mai, senza trarne frutto, la porta che racchiude i tesori di Salomone: qual danno che non impariate lo verità se non ad una ad una per non potersene prevalere bastantemente a tempo! —