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tieni legata al pugno, se si poco sai misurare i tuoi colpi? Armato, ti disprezzo; disarmato, mi sei oggetto di derisione.» Zir, spumante di rabbia, corre all’arme, la raccoglie, e torna ad Habib, slanciandola contro di lui con tutto l’impeto che il furore aggiunger poteva al suo vigor naturale, che aveva fama di smisurato. Il giovane, col più destro movimento, sottrae il corpo, passando la gamba sotto quella del cavallo. Il colpo viene rasentando alla distanza di mezzo piede la sella, ed il ferro della lancia va a figgersi in un tronco d’albero a qualche passo. Allora Habib si lascia cadere la sua, e Zir, divenuto più furibondo per un riguardo ch’ei considera come una prova di disprezzo, sguaina la scimitarra, e fa piombare sull’avversario una tempesta di colpi senza misurarli.

«Le forze de’ due campioni potevano quivi essere eguali; ma non eranlo nè il sangue freddo, nè la destrezza. Tutti i colpi di Zir sono veduti e parati, mentre il suo avversario non ne mena uno solo che non ispezzi qualche parte della grossa armatura di Zir, la quale già offre libero varco al ferro da tutte le parti; nel punto in cui questi alza il braccio sul figliuolo di Selama per percuoterlo, un manrovescio del giovane eroe lo previene e gli tronca il pugno; Zir vuole allora cercar lo scampo nella fuga; ma ad un secondo colpo ne cade mozzo il capo appiè del vincitore.

«I due campi e le donne erano stati spettatori del conflitto. La cavalleria d’ambe le parti aveva ascoltato e seguito cogli occhi, con un sentimento d’ammirazione, i discorsi, le azioni, il procedere del valoroso figlio di Selama. — Qual franchezza!» diceano; «qual moderazione! quanta ritenutezza! che perizia! quanta forza e grazia insieme! nulla potrà resistere a quest’eroe. —

«Ma se non vi era diversità d’opinione nel modo