Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/522


116


«le vostre membra non hanno ancor raggiunta tutta la forza necessaria onde possiate misurarvi con un tal gigante. — Ah!» sclama Dorrai Algoase; «dubitereste che l’eroico vostro figlio non sia degno di voi! riposate sulla gloria che già vi acquistaste, incaricate il mio Habib delle vostre parti, e vedrete che per lui non v’hanno giganti.»

NOTTE CDLXXXIX

— Le suppliche di Habib, di Alaschraf e di Dorrai Algoase hanno alfine indetto il valoroso emiro a cedere il passo d’onore al figliuolo. Habib, lasciata la lancia de’ Parti, ne piglia una araba, per conformarsi alla maniera nella quale vede armato l’avversario; si avanza quindi al passo del cavallo colla visiera alzata, e manda il grido della disfida. Inoltrasi Zir, o con accento ironico: — Avete,» dic’egli, «il suono della voce molto argentino; non sareste già una donna? — Mi conoscerai per quel che sono,» rispose fieramente Habib. — Ah! vi riconosco, mio bel bambolo, «vi vidi sulle ginocchia di Alaschraf; eravate gentile assai: vostro padre non vi manda per battervi con me; ei deve sapere ch’io amo i giovanetti; andate a dirgli che l’attendo, e che non mi misuro se non cogli uomini. — Mio padre,» soggiunse Habib, «non è fatto per battersi con uno schiavo ribelle; io imparai sulle ginocchia di mia madre a sprezzare gl’insolenti. — Ma, giovane, sono per far prendere a vostra madre una seconda