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intieramente soggiogati, vagano poi deserti che contornano le mie tende. Liberato dai nemici che avrebbero potuto inquietarlo, il terribile Zir si è portato sul mio campo per compiere la parte più importarne del suo disegno. La tribù de’ Benou-Helal, dalla quale il santo nostro Profeta cavò tanti importanti servigi, è la più odiosa agli occhi degl’infedeli. Zir la vuole sottomettere alla schiavitù, dalla quale liberò la propria, e cancellarne, se può, le vestigia dalla superficie della terra. Sin qui la situazione favorevole del nostro campo, tra due colline scoscese, la vigilanza che vi faccio esercitare, i mezzi che suggerisco per rendere difficili gli assalti ed impossibili le sorprese, hanno ritardata la nostra disfatta; ma noi diminuiamo tutti i giorni, ed i pochi bestiami che ci avanzano, trovano appena di che sussistere intorno a noi; senza il vostro arrivo, figlio mio, e senza la grazia del cielo, che testè mi rese la vista, eravamo nell’aspettativa della morte o della più umiliante di tutte le schiavitù. Se il nemico, il quale conosce la nostra condizione, cessa dai tentativi di sforzare il nostro campo, ogni giorno si presenta alle barriere, e viene e ad insultare, con disfide, la codardia de’ nostri guerrieri. Nè uno solo de’ miei osa respingere i suoi insulti; sembra non ci siano più nella tribù de’ Benou-Helal che fanciulli e donne. —
«Lacerante fu l’effetto di questo racconto pel cuore di Habib; l’abbandono del padre, l’avvilimento della sua tribù, erano idee per lui insopportabili. Ma l’abuso ributtante che faceva della debolezza de’ suoi il loro nimico, il capo della tribù di Kleb, lo colmò di sdegno. — O padre!» sclamò; «spero che i primi raggi del sole illumineranno il principio della nostra vendetta.» E nello stesso tempo brandiva in aria la lancia in modo da ispirar terrore. Ad onta del peso enorme di essa, pure stava nelle sue mani come una